Un oblio…dimenticato!

Articolo pubblicato su "Il Quotidiano del Molise" del 26-09-2016

Articolo pubblicato su  "www.isernianews.it"  il    24-09-2016

educazione-digitale

(“l’importanza dell’educazione digitale”)

Bentrovati nella nostra settimanale rubrica di Sicurezza Informatica. I recenti fatti di cronaca, accaduti a Napoli, ci permettono di analizzare il reale valore che, oggi, caratterizza il c.d. “oblio delle informazioni”. Secondo la legge, il “diritto all’oblio” è un particolare tipo di garanzia che prevede la non diffondibilità di notizie e informazioni che possono pregiudicare l’onore di una persona. In altri termini, si tratta del diritto di un individuo ad essere “dimenticato”; a non essere più ricordato per fatti che sono accaduti in passato e che furono oggetto di cronaca.

L’applicabilità e l’efficacia di questo diritto è cambiata nel tempo. Alla base del cambiamento c’è la nuova “natura” che, oggi, caratterizza le informazioni personali. I dati non sono più strettamente legati al loro supporto (come un libro, un disco in vinile, una polaroid o una pellicola cinematografica), ma hanno acquisito una propria “autonomia” grazie all’informatica, al digitale. Bit e byte hanno trasformato le informazioni, spogliandole della loro materialità e facendole diventare “liquide”, “adattabili”, “veloci”, facilmente alterabili e trasferibili!

Le moderne informazioni hanno “nuove” qualità che vengono, però, continuamente sottovalutate dalla maggior parte delle persone. Si tratta di proprietà che incidono moltissimo sull’utilizzo delle nuove tecnologie comunicative e, in modo particolare, sui meccanismi che regolano la loro condivisione in rete! Il dato digitale si diffonde e si riproduce in modo talmente veloce e imprevedibile che se ne perde totalmente il controllo!

Proprio questo è accaduto alla povera ragazza napoletana: ha permesso ad uno strumento, intrinsecamente insicuro e difficile (se non impossibile) da controllare, di diffondere informazioni personali; vittima di una pericolosa ingenuità, di un inarrestabile narcisismo, di uno sfrenato esibizionismo e (permetteteci) anche di un diffuso analfabetismo tecnologico. La Rete si è nutrita delle sue emozioni, innescando una “gogna mediatica” ancor più terribile di quella dei media tradizionali. Delle immagini, in origine destinate a pochi intimi, in breve tempo hanno raggiunto circuiti ampi e diversi, finché la loro condivisione è diventata totalmente incontrollabile, rendendo tecnicamente impossibile - ancora oggi! - l’applicazione del diritto all’oblio.

Approfondite ricerca permettono, infatti, di recuperare i filmati incriminati da siti e database sparsi negli angoli più remoti di Internet. Ad inizio estate, la Corte di Cassazione, con apposita sentenza, era ritornata sull’argomento precisando che la tutela del proprio onore non si attua censurando il contenuto delle informazioni o fermandone la diffusione, la conservazione e l’archiviazione informatica, bensì impedendone un accesso telematico agevole e diretto.

I fatti di Napoli, però, hanno dimostrato quanto le aule di Giustizia siano lontane mille miglia dalla realtà tecnologica di Internet; incapaci di capire le vere conseguenze di quella moltiplicazione incontrollabile a cui è inevitabilmente destinata ogni cosa che viene trasmessa telematicamente. Chi condivide perde totalmente il controllo dei suoi dati personali e la Rete, come un’Idra a molteplici teste, ne consente sempre l’accesso, anche se questo dovesse richiedere ricerche più approfondite.

Per questo ed altri motivi, il Garante per la protezione dei dati personali consiglia piuttosto di investire sulla c.d. “educazione digitale”, ossia su quel particolare insegnamento che permette di conoscere i limiti e le opportunità che caratterizzano la Rete, avviando una profonda riflessione sul male e sul bene che prendono forma in Internet! Il Garante (a ragione) precisa che la colpa di quanto accaduto non è affatto delle nuove tecnologie comunicative, semplici strumenti utilizzati per moltiplicare un giudizio, ma degli utenti stessi, che pongono in essere, per via telematica, una violenza a danno del prossimo, condividendo pezzi di vita altrui, ignari o consapevoli che un loro futuro oblio, nonostante i dettami della Suprema Corte, è del tutto impossibile da realizzare, perché la complessità ed il funzionamento della Rete lo rendono, di fatto, un oblio…dimenticato!

                                                                                                                  I-Forensics Team

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