Whatsapp Addaction: prigionieri di una chat

Articolo pubblicato su "Il Quotidiano del Molise" del ..-04-2017

Articolo pubblicato su  "www.isernianews.it"  il   01-04-2017

dipendenza-whatsapp

(La dipendenza patologica dall'applicazione di messaggistica sui cellulari)

Nella nostra rubrica, abbiamo sempre ragionato su come sono cambiate le nostre vite da quando utilizziamo Internet e i moderni dispositivi digitali che vi si collegano. Più volte, ci siamo occupati di smartphone e dei pericoli provocati da un loro cattivo utilizzo. Ci serviamo di particolari applicazioni per comunicare col mondo in modo rapido ed intuitivo. Tra tutte le app di messaggistica istantanea, Whatsapp è sicuramente la più utilizzata: dal 2009, essa ha di fatto sostituito gli SMS, che tanto spopolarono negli anni ’90. Ogni giorno, sulla sua piattaforma che, dal 2014, è di proprietà di Facebook, vengono inviati 30 miliardi di messaggi. Oltre il 70% dei suoi iscritti, manda una media di 1000 messaggi al mese. Questo significa che ogni utente dedica al programma almeno una ventina di minuti al giorno, per un totale di tre ore e mezza a settimana.

Molte persone, però, soprattutto quelli che hanno un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, messaggiano per molto più tempo! In media si parla di almeno 3 ore al giorno! Una vera e propria dipendenza che tende a diventare preoccupante nei più giovani. In alcuni casi particolarmente gravi, Whatsapp è stato utilizzato ininterrottamente per ben 16 ore al giorno! Nel mondo ci sono oltre un miliardo di utenti che fanno uso di quest’app e, tra questi, gli spagnoli sembrerebbero essere quelli più particolarmente attivi.

Occuparsi di Sicurezza Informatica significa anche analizzare le conseguenze che ha sulla salute umana un utilizzo sconsiderato delle nuove tecnologie digitali. Sempre più spesso, infatti, se ne abusa sia nelle modalità di utilizzo che in termini di tempo, provocando vere e proprie patologie mentali e comportamentali, solitamente ignorate o sottovalutate da chi ne è colpito e dai suoi stessi familiari. La dipendenza da Whatsapp è una realtà ed è una dipendenza di tipo comportamentale che esprime un disagio psichico profondo; un malessere sociale talmente pervasivo da influire sulle capacità di ascolto e di relazione. Una dipendenza che riesce a modificare addirittura il carattere! Chi ne soffre, infatti, cambia rapidamente d’umore, passando dalla gioia, alla paura, alla rabbia. Come in ogni altra dipendenza patologica, anche in questa si registra un bisogno incessante di dedicarvi sempre più tempo e concentrazione (i medici parlano di nuova “ossessione”!). Il soggetto che ne è colpito, ha grandi difficoltà a smettere o a ridurre il comportamento dipendente, provando spiacevoli sintomi, sia fisici che psichici, in caso di astinenza forzata (impossibilità ad utilizzare lo smartphone o a collegarsi ad Internet); sintomi che vanno dai dolori allo stomaco, alla gastrite, alla colite, all’ipertensione, all’insonnia, alla perdita dell’appetito, emicranie, crisi d’ansia e attacchi di panico.

Secondo i ricercatori, Whatsapp sarebbe in grado di far rilasciare all’organismo una quantità eccessiva di “dopamina”, un importante neurotrasmettitore che svolge funzioni di controllo sul movimento, sui meccanismi di regolazione del sonno, su alcune facoltà cognitive e sulla capacità di attenzione, generando una sensazione di piacere ed un senso di “ricompensa”. Per evitare di rimanere “prigionieri” di un’app e di sessioni di chat infinite, occorre prendere consapevolezza anche di queste sue “controindicazioni”, educando ed educandosi ad un uso corretto ed equilibrato del cellulare.

Occorre seguire e rispettare una “Digital Detox”, cioè una “dieta digitale”, procedendo ad una disintossicazione dal c.d. “checking habit”, cioè dal controllo compulsivo di chat, social ed e-mail, riequilibrando, così, la propria vita e le proprie relazioni sociali. Paradossalmente, esistono anche app (come, ad esempio, “Moment” per iPhone o “BreakFree”, per Android) e, addirittura particolari cellulari (come “Siempo”), in grado di monitorate le nostre abitudini digitali e di bloccarne ogni eccesso. Insomma, è una questione di educazione comportamentale. Evitiamo, allora, di utilizzare lo smartphone a letto, la sera, prima di addormentarci o durante attività sportive o ricreative, soprattutto all’aperto, per goderci, invece, il sole e i colori di queste belle giornate primaverili.

I-Forensics Team

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